venerdì 20 maggio 2016

La morte del libro

Siamo circondati la linee invisibili. Collegamenti incorporei che uniscono due persone distanti mezzo mondo l’una dall’altra. Collegamenti che dividono due persone distanti qualche metro l’una dall’altra. Ok, sono d’accordo con voi. “Questa storia l’abbiamo già sentita. Ce lo dicono tutti i giorni, ma in fondo questi nuovi mezzi hanno una loro utilità”. Ma lasciatemi effettuare questa elegia per un grande amico scomparso dalle nostre vite.

      La morte del Libro.
Ci si aspetterebbe che da un paese dove l’alfabetizzazione è quasi totale, anche se rimangono sacche di resistenza qui e là, si legga un numero di libri spropositato. Una realtà che vivono in molti altri paesi: ma non il nostro.
Il libro è sostituito con “l’informazione” via etere. Ma non parlo sono di notizie. Sono in calo anche i romanzi, quelle letture fatte per divagare la mente e intrattenere il lettore. Quelle storie di fantasia piene di personaggi coinvolgenti e dalle storie appassionanti. Perfino quelle letture sono in estinzione. Perché? Perché forse serve del tempo che non abbiamo per leggere e distrarci. Ma tale affermazione è vera? Quanto tempo viene sprecato nella visione di programmi quantomeno discutibili o in altre faccende nelle quali non voglio entrare in merito?
Voglio prendere come esempio, per poter spiegare efficacemente il mio punto di vista, la differenza tra un film e il corrispettivo romanzo.
Chiunque sentirete, forse perfino voi stessi, siete concordi con il fatto che il libro è quasi sempre migliore del film. Ma allora perché il libro viene letto così poco, mentre il film è campione d’incassi? La risposta è semplice. Il film dura di meno, richiede uno sforzo minore per essere compreso e non devo immaginarmi nulla poiché ne vedo le immagini.
Potrebbe essere semplicistico da parte mia fare tali affermazioni, e forse lo sono in effetti, ma al momento non mi viene nulla di meglio. Il libro ha un suo tempo di lettura, richiede uno sforzo di memoria per ricollegare eventi letti magari qualche giorno prima e vuole una certa immaginazione per permettere al lettore di immergersi completamente nella lettura. “Non mi sembra nulla di impossibile” osserverete, ma è quello che la maggior parte degli italiani evita di fare con molta cura.
Accade molto più spesso che da un film si passi a leggerne il libro piuttosto che non il contrario. Non critico il potere d’intrattenimento cinematografico e simili, ma vorrei che si spegnesse di più la televisione per far funzionare il cervello su un libro.
Tutto questo papocchio di parole serve per farvi riflettere su quanto siamo invischiati in questa ragnatela assurda. Come si preferisce il film al libro, così si preferisce il telegiornale al quotidiano, le notizie su internet ai saggi specifici o alle riviste di settore, ecc. Un dottore non fa la diagnosi digitando sul motore di ricerca i sintomi che presentate, ma ha studiato su dei manuali specialistici ed è in grado di formulare un ipotesi sulla causa dei vostri malanni. Un esempio stupido, lo ammeto, ma è questo il punto che discuto. Non cerchiamo più informazioni parziali e frammentarie su internet, leggiamo! La lettura è impegnativa, ma diciamo no alla pigrizia, spegniamo il televisore o chi per lui e prendiamo un libro in mano. Vi garantisco che non ve ne pentirete.
Mi sono dilungato troppo. Se il concetto non fosse chiaro, ci ritornerò sperando di essere più chiaro.

Vi invito a riflettere. Nessuno è giustificato o esente da colpe. Ogni volta che si spreca tempo guardando la tv (o similmente) un libro muore.


Frank

martedì 17 maggio 2016

La virtù della Morale

Sul giornale “Domenica” della settimana scorsa, leggevo un articolo particolarmente interessante e che vorrei condividere. L’autore Andrea Carandini identifica alcuni valori universali comunemente accettati e condivisi: la libertà, la pace, la felicità, la giustizia, l’amore, la creatività. Questi valore sono accettati da tutti. È comune distinguere il bene dal male, perseguire i bisogni basilari (cibo, riparo, sicurezza, appartenenza a un gruppo), raggiungere un minimo di libertà e sviluppo delle proprie potenzialità.
Alcuni intellettuali dei secoli scorsi hanno ipotizzato che i suddetti valori siano innati nell’uomo, il quale è naturalmente portato a identificarli e a capirne la giustezza. Secondo altri pensatori, invece, questi valori sarebbero la conseguenza dello sviluppo culturale e dell’evoluzione.
Ma la questione sollevata è l’esagerazione di una valore. Esagerandolo, rimane buono o diventa cattivo? Per quanto doloroso possa essere, bisogna accettare che alcuni valori possono entrare in contrasto, e quindi bisogna effettuare una scelta su quale dei due debba prevalere. È impossibile essere perfettamente liberi, perfettamente giusti, perfettamente uguali, e via discorrendo.
Ne consegue che l’attuazione di due valori antinomici può risultare drammatica. La soluzione può essere quella di concedere un uguale peso ai due valori entrati in conflitto, in modo che nessuno dei due prevalga sull’altro.
Altro dilemma è quello della gerarchizzazione dei valori. Non esistono valori più importanti e meno importanti, né sono in grado di essere misurati. Non c’è un valore migliore dell’altro o più importante. Per esempio: in nome della sicurezza, a quanti altri valori siamo disposti a rinunciare o a vedere diminuiti? Un problema estremamente attuale e sul quale invito a un’attenta riflessione.
La comprensione dei valori, siano a noi concordi o in antitesi, ci permette di capire meglio le motivazioni degli altri esseri umani, e quindi di poter comprende ciò che li muove. Ma oltre a questo, possiamo immedesimarci con personaggi televisivi fittizi o con gli eroi dell’epica classica. La comprensione dei valori ci permette di immedesimarci in un determinato ambiente e di poter effettuare delle riflessioni sul: “cosa avrei fatto io al suo posto”?
Chi si rifiuta di comprendere quei valori a lui ‘antipatici’, rischia di cadere nell’intolleranza verso quanto ritiene falso, perverso e deviato.
A termine della riflessione, dunque, c’è l’apertura mentale verso quello che ci circonda; si tratta di effettuare uno sforzo per comprendere la realtà che va oltre il giardino di casa.

Vi invito a informarvi e a crearvi una vostra opinione al riguardo.


Frank 

sabato 14 maggio 2016

Ricerca della luce della natura: sulla morte


 
"Il malinconico aspetto di un corpo senza vita, la dimora che gli viene preparata, buia, fredda, chiusa e solitaria, sgomentano l'immaginazione; ma solo l'immaginazione, e non l'intelligenza. Perché chiunque fa uso di questa facoltà capirà immediatamente che non c'è niente di tetro in tutte queste circostanze: poiché se il cadavere fosse mantenuto avvolto in un letto caldo, con un fuoco vivace in camera, tutto ciò non gli procurerebbe nessun calore conforte
vole; anche se un'infinità di ceri fossero accesi appena cala la notte, egli non vedrebbe nessuno degli oggetti che potrebbero distrarlo; se fosse lasciato fuori non potrebbe godere della sua libertà e in compagnia non si rallegrerebbe. I tratti del viso distorti non sono segno di dolore, di inquietudine, o di angoscia. Questo tutti lo sanno e ne converranno volentieri se lo si fa loro notare; eppure nessuno può guardare, o anche solamente volgere il pensiero a queste cose senza rabbrividirne; perché nel considerare che una persona vivente soffrirebbe dolorosamente in queste condizioni, la mente si spaventa e prova un orrore istintivo, che viene aumentato dagli usi del mondo intorno a noi."



Abraham Tucker




Frank



venerdì 13 maggio 2016

La giostra del potere

La democrazia nasce nell’antica Grecia, come tutti sappiamo, e significa letteralmente “potere del popolo”. La parola serve per indicare un’organizzazione politica nella quale il capo è nominato da una folla di cittadini adunati in assemblea. Ma già allora si manifestarono le limitazioni di questa forma di governo, giacché si chiedeva alla persone, in prevalenza povere, senza competenza e istruzione, di eleggere un capo che avrebbe comandato lo stato. Questo portò gli intellettuali greci a porre la democrazia insieme alle altre forme di governo “cattive” come l’oligarchia o la tirannide.
Aristotele la considerava come: “la democrazia è la migliore tra le cattive forme di governo”. Nonostante siano passati più di duemila anni, la sua idea di democrazia è ancora attuale e valida. Nel corso dei secoli si sono sperimentate molte forme di governo, che si rivelarono, chi in un modo o in un altro, fallimentari.
Il ventunesimo secolo la democrazia rappresentativa appare ovunque in crisi. La tendenza dei governanti a formare una casta privilegiata al di sopra dell’elettorato ne è la principale causa. In questo modo aumenta l’apatia dei cittadini, convinti che non possono cambiare il malcostume dal quale sono disgustati, perdendo così fiducia nel sistema; questo processo ha come logica conseguenza la diminuzione della partecipazione alle elezioni.
Tra le altre malattie che consumano la democrazia rappresentativa, vi è anche la nuova idea della personificazione della politica nella figura del capo. Esso è una figura che ammalia l’elettorato con parole semplici e drammatiche atte a sottolineare come la loro opinione, e preferenza, determinerà la salvezza dello stato. Una volta eletto, il capo si sente investi di un potere conferitogli direttamente dal ‘popolo sovrano’.
Si parla dunque di una democrazia recitativa, in cui il capo vede aumentare il proprio potere e la folla si riduce sempre più a una massa plaudente senza alcun potere decisionale. Questa democrazia non elimina le libere elezioni; le rende semplicemente irrilevanti per la politica del capo dopo l’elezione al governo. La caratteristica è la volontà dei governanti di mantenere la condizione apatica dell’elettorato, di trasformarla nelle famiglie perfette degli spot pubblicitari: gioiosa ma comunque servile e incapace di rendersi conto di non avere più nessun peso politico.
"La democrazia è il governo del popolo, dal popolo, per il popolo"
 Abraham Lincoln




Vi invito a informarvi sull’argomento trattato e di farvi un’opinione personale.


Frank  

giovedì 12 maggio 2016

L'ipocrisia della vanità

Sperimentazione sugli animali. Di questo parlerò. Partendo dal principio che la vivisezione, cavallo di battaglia degli animalisti più feroci, sia stata debellata dall'Unione Europea, la domanda che ne consegue è la seguente: è giusta la sperimentazione sugli animali?
Lo sfruttamento dell'uomo degli altri esseri naturali par
te dalla coltivazione dei campi. Le bestie aggiogate agli aratri erano, in pratica, schiave del contadino. Oppure cosa dire degli animali domestici o dei cavalli usati per secoli come mezzo di trasporto? C'è chi obbietterà: "ma mica si tenevano segregati in piccole gabbie, soggetti a qualsivoglia tortura e sperimentazione. Venivano accuditi e amati dai proprietari." Allora perché nelle scienze dovrebbe essere differente. Non a caso, quando ci facciamo degli esami, dobbiamo essere in buona salute affinché i risultati siano veritieri. La sperimentazione segue lo stesso principio: più l'animale è malato o in condizioni precarie di salute più sballato sarà il risultato finale. Perciò è interesse degli scienziati che gli animali stiano bene e in forma.
Non dimentichiamoci che la sperimentazione sugli animali serve per trovare nuovi farmaci. Ne elencherò qualcuno a titolo di esempio: vaccino contro il Vaiolo (mortale); antibiotici; cura per la febbre da tifo, peste e colera (mortali); trasfusioni sanguigne; insulina; moderni anestetici; vaccino antitetanico; anticoagulanti; penicillina; pacemaker cardiaco; trapianti vari; vaccino antipolio; by-pass cardiaco; antidepressivi; chemioterapia; vaccino per l'epatite B; farmaci per il diabete e per l'asma; vaccino antinfluenzale. Solo per citarne alcuni.
Ma non dimentichiamo tutti quei prodotti di bellezza che quotidianamente si usano: deodoranti, shampoo, crema per le mani, fondotinta, rossetti, ecc.
La sperimentazione aiuta anche gli animali. Come? Creando delle medicine apposite, come gli antibiotici, repellenti per pulci e zecche, ecc.
Insomma, la sperimentazione animale è necessaria per progredire nelle scienze mediche. Se siete contrari, pensate semplicemente a un vostro genitore o parente, amico o conoscente, fidanzato o convivente, figli o nipoti che soffrono di una determinata malattia oggi curabile o che ha subito una qualche operazione di trapianto. Ecco, pensateci. se in passato non ci fosse stata la sperimentazione animale ora sarebbero morti.
Invito a informarsi sull'argomento e a prendere una posizione secondo coscienza.


Frank

lunedì 21 marzo 2016

Una scuola di Pensiero

Se immaginiamo le scuole antiche ci vengono in mente scene all'aperto, dove un maestro canuto è intento in una discussione con i suoi allievi dagli occhi vivaci e curiosi.
Pensiamo ora alla scuola moderna. Un professore esaurito e depresso che deve combattere con ragazzi indisciplinati e maleducati, sostenuti da genitori senza spina dorsale che ritengono il figlio un genio incompreso. 
Qual'è dunque la differenza tra la visione romantica e quella grottesca? La mancanza di curiosità.
Nei giovani manca quella curiosità che sviluppa il Pensiero della persona. Manca quella voglia di conoscenza e la consapevolezza della loro ignoranza. 
Manca il dialogo costruttivo tra docente e studente che un tempo animava la scuola classica e, successivamente, le università.
Ora invece i professori sono latori di verità assolute e offrono agli studenti nozioni da imparare e non da capire. Una volta preso il bel voto, la nozione vola via dalla mente come sabbia al vento. 
La scuola obbligatoria è una grande macchina livellatrice di pensieri e opinioni, generatrice di servi ignoranti del sistema.

sabato 12 marzo 2016

La legge della costituzione

"La costituzione è la legge fondamentale dell Stato, in quanto rappresenta la base fondamentale della convivenza civile. Nella costituzione vengono fissati i princìpi e i fini che lo Stato si pone e vengono regolati i rapporti con e fra i cittadini. Tutte le altre leggi di uno Stato devono ispirarsi alla costituzione, formando l'insieme dell'ordinamento giuridico".

Secondo questa semplice definizione, possiamo capire come le leggi promulgate e in vigore in uno Stato debbano sottostare e rispettare le linee guida dettate dalla costituzione.

La costituzione dovrebbe essere il testo fondamentale di ogni cittadino, come lo è la Bibbia per i cristiani, il Corano per i musulmani, la Torah per gli ebrei, la "Divina commedia" per i poeti, il "manifesto del partito comunista" per i socialisti, ecc.
Ma lo è davvero? Quanti di noi hanno letto la costituzione italiana? Perché un testo che dovrebbe essere insegnato a scuola, e imparato a memoria, viene ignorato così?

Credo che la risposta si possa riassumere così:


LA GUERRA È PACE
LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ
L’IGNORANZA È FORZA

                                                  (George Orwell, 1984)

A voi la lettura.
FiR

giovedì 10 marzo 2016

Correzione di idee

Prima di partire per Berlino, avevo espresso l'idea di fare foto per documentare quello che si vede o i luoghi visitati. Tuttavia mi sono reso conto che non è del tutto vero. Ho cambiato idea, almeno in parte. Le fotografie servono per ricordare cose, oggetti, persone che abbiamo paura di dimenticare. Ma la migliore fotografia che si può fare è quella dell'esperienza visiva. Il cervello è la macchina della memoria. Immagazzina tutto, anche se a volte ci sembra il contrario -"non mi ricordo niente", in quanti lo diciamo?-. Invece lui immagazzina ogni informazione ed è pronto a tirarla fuori quando se ne ha bisogno. La fotografia non può sostituire questo processo, perché a esso è legato anche la memorizzazione delle emozioni provate di fronte a quel quadro, con tale persona, nel dato momento. La fotografia è un utile strumento per facilitare il riaffiorare del ricordo, ma non lo può sostituire, perché se si è vissuto attraverso l'obbiettivo, non si è vissuto veramente.
Prima bisogna vivere per poter ricordare di aver vissuto.

sabato 27 febbraio 2016

Fiducia

Se perdi la fiducia negli altri, ti rifugi in te stesso
ascolti di più il tuo istinto e quella vocina consigliera.
Ma se perdi anche questa fiducia, allora dove vai?
Ma certo, la Fede. La grande risposta a ogni problema.
In verità, però, un problema c'è.
La Fede non si compra all'etto dal macellaio: o ce l'hai o non ce l'hai.
E se non ce l'hai? Quale rifugio ti rimane?

venerdì 26 febbraio 2016

"Carta?" "Sto'!"

Il primo errore è stato respirare. L'inizio di una dipendenza cui è difficile dire no.
Gli errori si capiscono dopo che li si è commessi, perciò è nella loro natura essere dei gran figli di puttana. Errori compiuti sotto gli occhi di spettatori taciturni e condiscendenti, che nascondo la loro ignavia e pigrizia dietro una maschera di finto rispetto. Magari, semplicemente, non gli importa.
Il secondo errore è stato dare retta a quel consiglio maledetto che nessuno segue mai: sii te stesso. Nessuno vuole che l'altro sia se stesso. Onestamente, dal prossimo non ci aspettiamo che sia se stesso, abbiamo delle maschere e degli archetipi da rispettare e perciò non possiamo uscire dal copione.
Inutile continuare a dirci cazzate.
Il terzo errore... mmm... come solito mi manca il terzo punto.

FiR

mercoledì 17 febbraio 2016

La violenza dell'uomo è negare la sua natura violenta

Non possiamo sfuggire a questa verità. Per quanto uno dica, l'uomo è un animale violento. Possiamo reprimere la rabbia ma non la possiamo eliminare. Bisogna sfogarsi e liberare la bestia. Aprire la valvola di sfogo di tanto in tanto.
Alcuni ci riescono facendo sport; altri guardando lo sport; altri ancora osservando la sofferenza altrui. E poi ci sono quelli che, accumula accumula, esplodono improvvisamente e con violenza.

Possiamo illuderci quanto vogliamo, ma dobbiamo essere quello che siamo. Sfogatevi sempre in maniera adeguata e non aspettate di esplodere, per poi colpire chiunque vi sia vicino in quel momento.

Usate saggiamente la rabbia che avete.

FiR

lunedì 15 febbraio 2016

Fortunato

Certa gente è nata con il posto in mano
La vita già programmata
Non importa se è inadeguato
Se la sono guadagnata

Ma non me, non me
Non sono un figlio di un senatore
Non me, non me
Non sono tra quei fortunati, no, no

Certa gente è nata con la camicia
Credono che tutto gli sia dovuto
E se la legge gliela porta via
Sembrano un dio caduto

Ma non io, non io
Non sono figlio di un milionario
Non io, non io
Non sono tra quei fortunati, no, no

Certa gente è nata con sogni e ambiziosi
Pensando con la propria testa
Sono questi i più pericolosi
La frustrazione è la ricompensa

Sono io, sono io
Sono uno di quei bastardi
Sono io, sono io

Non riuscirai a cambiarmi, no, no


Fonte d'ispirazione "Fortunate son" dei Creedence Clearwater Revival

FiR

mercoledì 10 febbraio 2016

Una vita ordinaria

Il bello della vita ordinaria è che hai delle certezze. Un lavoro. Una famiglia. Una religione. Una squadra da tifare. Tutto molto semplice. Tutto molto NOIOSO.
A questa monotonia preferisco l'incertezza, la difficoltà da superare, la conquista e l'abbandono. Non voglio vivere come un tassello di un puzzle che, tranquillo e senza prospettive, sta' nel suo spazio felice nella sua piccolezza.
Preferisco l'infelicità dell'ignoto, del casuale e del probabile. La prova da superare. La gioia della vittoria e la tristezza della sconfitta. Amo l'ignoto perché permette di vivere. La conformità è la fine della vita. Ogni giorno la stessa canzone da cantare e ricantare facendo assomigliare le giornate con le giornate, i mesi con i mesi, gli anni con gli anni.
Questa vita non la voglio, e Dio me ne scampi se mai la vorrò!

FiR

martedì 9 febbraio 2016

Il ritardo non sarà perdonato

La migliore cosa che possiamo fare per il prossimo è donargli il nostro tempo. Come? Stando insieme, ovvio. Ma non si pensa quasi mai al fatto che quando ci si da' un appuntamento mettiamo in gioco il nostro tempo.
Poniamo come esempio che Aldo e Sara si siano dati appuntamento alle 18 per un aperitivo. Aldo arriva è nel bar alle 18 in punto, ma non c'è nessuna traccia di Sara. Non resta altro che aspettare.
La ragazza si presenta alle 18.20 giustificandosi con un "mi stavo facendo la doccia". Se non trovi nulla di sbagliato in questo esempio, vuol dire che sei un ritardatario.
Infatti il nostro Aldo ha buttato, letteralmente, venti minuti che avrebbe potuto impiegare in altro modo. Sara avrebbe potuto avvertire Aldo che avrebbe fatto tardi poiché doveva farsi la doccia.
Quando si ha un appuntamento è buona educazione, e soprattutto una forma di rispetto, non arrivare tardi o in anticipo. Ebbene sì, anche arrivare troppo in anticipo è una forma di maleducazione. Se avete concordato un certo orario, un motivo ci sarà!

Il tempo non ce lo restituisce nessuno, perciò usate al meglio ogni secondo.

FiR

venerdì 5 febbraio 2016

È tempo di prendersi del tempo

La riflessione non è un lusso per pochi, ma in pochi la usano prendendo come scusa la mancanza di tempo. Oggigiorno non si ha più il tempo per fare nulla. Caos, velocità, stress, sono solo alcuni dei mali che inaridiscono la nostra mente limitandoci il Tempo. Ma è davvero così? Nell'arco di 24 ore, davvero non riusciamo a trovare 10 minuti per riflettere sulle cose?
In effetti a cosa serve pensare se c'è chi lo fa benissimo al posto tuo. Perché pensare alla morale se possiamo affidarci alla religione? Perché pensare al benessere del prossimo se a questo pensa la società? Perché pensare ai propri sogni quando puoi emulare qualcun'altro che li ha realizzati? Perché pensare all'etica quando basta seguire quello che dicono i media? Perché pensare?
Perché il pensiero è difficile, e a noi le cose difficili non piacciono. 
Il pensiero innalza a livello di animali superiori, ma sono davvero inferiori le formiche nei loro formicai o le api negli alveari? Un esame di coscienza vi fornirà la soluzione.
Sei un animale pensante o un brava formichina del sistema?

FiR

martedì 2 febbraio 2016

Non giudicare il libro dalla copertina

Chi non sa leggere si affida solo alla copertina, l'occhio catturato dall'artificiosità della bellezza effimera.
Chi, al contrario, sa leggere, non rimane immune dal suo fascino superficiale e finisce per non importargli più del contenuto.
Solo pochi vengono attirati dalla copertina ma non si lasciano ingannare; sfogliano le pagine scarabocchiate e infine decidono di abbandonarsi alla storia.
Sono rari i casi in cui si è attirati da una copertina malandata. Ci si avvicina con riverenza, si apre con cura spaventati dalla sua fragilità per poi abbandonarsi completamente a esso.
Importante è avere una buona copertina che attiri il lettore, ma lo è molto di più avere un buon contenuto che lo lasci attaccato alle pagine.

FiR
 

lunedì 1 febbraio 2016

I tre baci

Giovedì scorso sono andato a teatro a vedere la commedia di Oscar Wilde L’importanza di chiamarsi Earnest.
Per essere uno scarso frequentatore di teatro, sono rimasto colpito dalle emozioni che si provano nel vedere attori che recitano a pochi passi da te. Sembra un’ovvietà, ma davvero la mia esperienza teatrale è così povera. Indiscutibile è stata la bravura degli interpreti che sono riusciti a trasportarmi nella storia, così da diventarne parte.
Voglio riportare un passaggio della commedia che mi ha colpito particolarmente. Sulla scena si sono appena formate due coppie: Algernon con Cecily e Jack con Gwendolen.
Parte la musica a sovrastare i dialoghi. Non servono più parole. I neo fidanzati iniziano a baciarsi con passione. Poi avviene uno scambio. Cecily inizia a baciare Jack e Gwendolen Algernon.
“Interessante” pensai. Ma non era finita. Le labbra si staccano e i due uomini si avvicinano, così come le due donne, e si baciano ancora.
“Fantastico” fu il pensiero che esplose nella mia testa. Non so se sia nell’opera di Wilde o sia una rivisitazione, ma questa dimostrazione d’amore così spontanea e semplice si combina in modo perfetto con il Family Day.
Credo che ogni essere umano abbia il diritto di vivere l’amore con chi vuole e di potersi creare una famiglia. Un bambino ha bisogno d’amore. E se questo dovesse provenire da due uomini o due donne, ben venga. Liberiamoci da queste catene che vogliono la famiglia composta da un padre e una madre. Liberiamoci dalle catene che la chiesa ci ha forgiato secoli fa ancora portiamo fieramente al collo chiamandola tradizione.
Liberi di essere. Liberi di vivere. Liberi di amare.

FiR 

giovedì 28 gennaio 2016

Memoria dimenticata

Ieri è stato il giorno della memoria e, come ogni anno, per ventiquattr'ore il mondo si è ricordato di essere umano. 
Ogni anno ci propinano questa giornata "per non dimenticare", quando invece già lo facciamo per il resto dell'anno (basti leggere l'articolo da me pubblicato il 25/01/16).
In fondo una malvagità così pura perpetrata dal nazismo non può succedere nuovamente. Certo che no, poiché la nostra malvagità è molto più sottile. 
Certo, i nazisti li costringevano a lavorare per il popolo tedesco in fabbriche senza sussidio medico o alcun diritto del lavoratore. Non come oggi dove le industrie producono all'estero costringendo i lavoratori a orari disumani per produrre merci, che verranno rivenduti dieci volte tanto il costo di produzione. 
Certo, i nazisti hanno attuato una procedura per uno sterminio sistematico di massa. Non come oggi che li ammazza la fame, la povertà e le guerre causate da secoli di colonizzazione europea e supersfruttamento del territorio.
Certo, i nazisti portano il marchio di Caino poiché hanno perso la guerra. Non come la Russia comunista di Stalin e i suoi campi di "lavoro" in Siberia, o le grandi purghe perpetrate dai vari dittatori dei quali si conoscono solo i nomi, o gli attacchi ai ghetti ebraici da parte dei cristianissimi e cattolicissimi europei, o il triangolo commerciale Europa-Africa-Colonie Americane, o lo sterminio sistematico delle tribù indigene africane, australiane, americane.
Mi sembra chiaro che è tutta un'altra storia. O forse no?

FiR  

lunedì 25 gennaio 2016

Humor nero, nerissimo, praticamente offensivo

Domenica sera. In televisione trasmettono Juventus-Roma. La Juve mira a continuare la sua ascesa verso la vetta, mentre la Roma cerca disperatamente la vittoria del cambiamento.
Mi reco a casa di un amico, romanista come me, per vedere il match. Ha invitato altri due amici per assisterci nell’impresa, accomunati dall’odio per la Juve.
Loro hanno passato la giornata dedicandola completamente al calcio, quindi non mi stupisco che parlino tramite Whatsapp sfottendo gli interlocutori con simpatica goliardia.
Il primo tempo sta per finire e il risultato è ancora di 0-0. Partita noiosa, con pochi colpi di scena. Sto già pensando al calvario che dovrà essere il secondo tempo, quando accade qualcosa che mi colpisce. Il padrone di casa parte con un coro, accompagnato dall’amico seduto accanto, che mi lascia a dir poco senza parole. Lo riporto:

C’era una bambina piccolina ad Amsterdam
Stava in solaio il suo nome è Anna Frank
E tutte le SS che passavano di là
Dicevano portiamola in vacanza a Buchenwald

Sono rimasto a dir poco impietrito e disgustato. La serata è finita lì. La partita ha perso completamente ogni significato. Come si può fare un coro su un argomento così delicato e drammatico.
Ma non potevo tacere. A fine partita, perché fintanto che il pallone fosse circolato in campo non avrei mai ottenuto la loro attenzione, ho chiesto il motivo di un coro così becero e indelicato.
La risposta, se possibile, è stata anche peggiore del coro.
− Per goliardia. È un coro fatto per scherzo.
Alla faccia dello scherzo. Un coro calcistico che, non solo non centra niente con il calcio, ma scherza su eventi drammatici e mostruosi, mi sembra oltremodo un insulto per chiunque abbia una morale.
Personalmente mi sono sentito offeso da quel coro. Poi si va in chiesa, si prega, si spera nel Paradiso. Ma se esiste un Dio, ha già contattato il Diavolo per riservargli un posto all’Inferno.
Un coro del genere dimostra come non ci sia rispetto, come si possa scherzare su tutto. Ci sono argomenti che non possono essere sdrammatizzati poiché questo è il primo passo per dimenticare e ripetere l’errore.

Una persona che non discerne su cosa sia giusto scherzare e su cosa non lo sia, non ha il mio rispetto. Dimostra una totale mancanza di morale e giudizio critico. Non ho parole.

FiR


venerdì 22 gennaio 2016

Una società nuova

Viviamo in una società dove è normale avere quattordici anni e ubriacarsi con i superalcolici, dove se segui le regole sei un coglione, dove se aggiri le regole sei un grande e hai capito tutto della vita, dove è più importante comprarsi un Iphone piuttosto che abbracciare i genitori, dove, al tavolo, ci si intrattiene con il telefono piuttosto che parlare con gli altri, dove è più importante avere molti soldi piuttosto che molta cultura, dove se non sei alla moda non sei nessuno, dove essere alternativi è diventato conformismo, dove si accettano look orribili piuttosto che dirgli che fanno schifo alla merda, dove è più importante avere delle spinte piuttosto che avere il merito, dove ci si arrabbia per qualsiasi cosa perdendo di vita i problemi più importanti, dove si abbaia come i cani ma alla fine non si morde, dove è normale fare un lavoro che si detesti per poter tirare a campare, dove è normale soffrire cento giorni per viverne uno degno di essere vissuto, dove se non sei depilato sei insicuro, dove l'integrazione non avviene nemmeno tra coetanei di una stessa etnia, dove se non sai nulla di sport non hai di che parlare, dove ti invitano a realizzare i tuoi sogni ma alla "fine che lavoro concreto fai", dove il lavoro è una benedizione e chi cell'ha è un bastardo raccomandato, dove si odia la polizia e poi ci si lamenta della criminalità, dove gli spalti degli stadi assomigliano a dei campi di battaglia, dove aiutare i bisognosi è un atto di carità e non un dovere umano, dove con un ora da santi si eliminano giorni da diavoli, dove "tu hai ragione ma io non ho torto", dove i tuoi sogni equivalgono a una chimera, dove si è contenti di partire e felici di tornare, dove la mamma è sempre la mamma - anche troppo -, dove la pasta non si tocca, la pizza non si tocca, il pallone non si tocca e il resto prendiamolo in culo, dove lavoriamo come bestie per lo stipendio che poi il padrone ci ruba lasciandoci le briciole e pretendendo un grazie sottomesso, dove siamo dei Fantozzi ma ci sentiamo Superman, dove si vuole cambiare ma si prendono sempre tagliatelle al ragù, carne e patate arrosto, dove è più semplice parlare piuttosto che agire.
Una società vittimista, fatalista e nostalgica. Una società che si stava meglio quando si stava peggio.

FiR

mercoledì 20 gennaio 2016

Rubare vs Trovare

Qual'è la differenza tra rubare e trovare? La risposta potrebbe sembrare ovvia, ma non lo è.
Rubare è l'atto di privare volontariamente di un oggetto (o altro) una persona.
Trovare è una pura coincidenza che vi pone un oggetto senza più proprietario sulla vostra strada. Ma in fondo, quell'oggetto deve essere appartenuto a qualcuno, altrimenti non sarebbe lì. Quando si sceglie di raccogliere, lo si fa volontariamente. Non mi è mai capitato che 50 centesimi mi finissero in tasca per sbaglio.  Quindi effettivamente ho rubato del denaro a una persona.
Ma la colpa non è forse della persona distratta che li ha persi? Apparentemente sì. Ma non è anche giusto cercare di restituire al legittimo proprietario quello che si è trovato?
Il fatto è che, tendiamo a pensare, se troviamo degli oggetti "superflui", come può essere un accendino, una moneta o altro ancora, abbiamo il diritto di prenderli senza avere nessuna remora.
Mentre invece se troviamo qualcosa di "importante", come può essere un mazzo di chiavi, una sciarpa o altro, ci sentiamo in dovere di trovarne il proprietario, o almeno di denunciarne il ritrovamento.
Perché questa differenza? Chi siamo noi per stabilire cosa è importante o superfluo per un'altra persona?
L'atteggiamento cambia anche in base al posto, sia esso dove siamo conosciuti o uno dove rappresentiamo soltanto un numero della massa. L'anonimato porta più facilmente al furto perché ci si sente più protetti dal numero della massa.

Se trovate qualcosa è perché qualcuno l'ha persa, quindi è giusto che tentiate di restituirgliela.

FiR

giovedì 14 gennaio 2016

Fermate i vostri ricordi

Una fotografia è tutto quello che ci resta.
Fin dai tempi antichi ci siamo affidati ai ritratti e alle incisioni per portare con noi le persone amate. Percorrendo i secoli, questi frammenti di umanità sono giunti fino a noi per testimoniare la loro eternità.
La fotografia ha facilitato e aumentato la produzione dei ritratti. Ora tutti vogliono fissare la propria immagine nel tempo. 
Ma la tradizione sta svanendo grazie alla digitalizzazione. L'immagine, invece di essere stampata, rimane bloccata nel regno digitale. Incorporea. Eterea. Inesistente. 
Se il dispositivo che raccoglie questa enormità di immagini dovesse rompersi, si perderebbero anni e anni di fotografie, di ricordi, di emozioni.
Ogni immagine cattura l'emozione del momento, un'emozione destinata a rimanere eterna.
Perciò il mio consiglio è di fotografare, e quindi stampare, i vostri momenti migliori, che siano cene, riunioni di amici, natali, finali di stagione, la sala di un cinema, qualsiasi cosa.
Non potete contare per sempre sulla vostra memoria, quindi stampatene dei pezzetti, quelli più belli, e conservateli con cura. Un giorno vi renderanno felici.

FiR

lunedì 11 gennaio 2016

Leggere, che esperienza straordinaria

Leggere è importante quanto respirare o mangiare. La nostra società ci spinge soprattutto ad allenare il fisico per poter raggiungere la perfezione delle statue greche. Ma anche la mente ha bisogno di essere allenata, e lo si può fare solo tramite alla lettura. 
I libri, oltre a farci vivere delle avventure straordinarie, ci permettono di maturare delle esperienze che altrimenti non avremmo. 
Prendete ad esempio un film poliziesco uscito recentemente e confrontatelo con uno, dello stesso genere, di venti anni fa. Noterete che la struttura sarà incredibilmente simile e al contempo diversa. Perché? Alla fine l'assassino viene smascherato e catturato dall'eroe. Cosa cambia? 
Cambia il modo in cui viene narrato il tutto. Il film di venti anni fa vi sembrerà scontato e prevedibile perché ci sono alcuni elementi che ormai fanno parte delle vostre esperienze, quindi vi aspettate che succeda un determinato evento piuttosto che un altro. Mentre il film moderno, ancora da scoprire, vi lascerà senza parole per i suoi colpi di scena.
Ovviamente questo esempio è estremamente riduttivo, tuttavia credo che renda l'idea di quello che intendo dire. 
Ogni libro accresce il lettore di un certo bagaglio di esperienza. Per questo i generi letterari, e non, sono in continua evoluzione stilistica. Il lettore diventa sempre più forte a ogni libro che consuma. 
Come i tossicodipendenti, egli avrà bisogno sempre di una dose maggiore per continuare a "sballarsi".
Purtroppo stanno avendo un grandissimo successo questi romanzetti scritti per gli pseudolettori, coloro che leggono solo ciò che è di moda. 
I saggi sono sempre più rari da trovare nelle librerie degli italiani. Vengono scansati come se potessero trasmettere una malattia rara e incurabile. 
Non disdegno la lettura di un buon romanzo per rilassarmi, ma il saggio dovrebbe essere la colonna portante di ogni lettore, di qualsiasi genere. 
Per non parlare dei classici che sopravvivono grazie ai fedelissimi del settore. 
Vi invito ad analizzare criticamente la vostra libreria - se non ne avete una, fatevela!- e di contare quanti saggi e classici avete. Scommetto che sono in netta minoranza rispetto ai romanzi.
Fatto ciò, analizzate quanti e quali romanzi avete "scelto di leggere" - intendo tutti quei romanzi che avete scelto dallo scaffale della libreria e del quale non avevate mai, o quasi mai, sentito parlare.
Tutto ciò dovrebbe darvi un'idea di che tipo di lettore siete.

Molti leggono determinati libri perché ne hanno sentito molto parlare o magari perché la serie tv, o il film, ha avuto un successo strepitoso.
Il lettore forte va in libreria, guarda tra gli scaffali e sceglie un libro che, come una sirena, lo ha richiamato a sé. 
Leggere apre la mente, ci arricchisce di esperienze e ci rende più forti.


Leggere, leggere e ancora leggere!

FiR

venerdì 8 gennaio 2016

Uno Zalone spettacolare

Graffiante. Grottesco. Irriverente. Quo vado è questo e molto di più. Il film di Zalone sfonda i botteghini, e  ragion veduta data la qualità del suo lavoro. Un film, a mio parere, da non perdere.

Quo vado, un film che ha fatto, e fa ancora, molto parlare di sé. Le recensioni si sono sprecate da entrambe le parti, siano esse positive o negative. Quindi, come mio solito, ieri sera sono andato a vedere il film sbattendomi dei giudizi dei benpensanti e non.  Il risultato è stato eccezionale.

Quo vado spinge sull'acceleratore del grottesco, e ci riesce benissimo. Mostra il lato di un Italia chiusa in se stessa, che guarda al proprio orticello con gelosia e ossessione.
Il "sacro posto fisso" è il motore che muove la storia di Zalone, il quale, pur di non perdere i privilegi a esso connessi, è disposto a fare di tutto.
Il film rappresenta la sicurezza e l'inviolabilità del posto fisso, l'amore morboso della mamma italiana per il figlio, la falsità di una classe politica venditrice di fumo, di come si possono fare le cose seguendo la legge o il "metodo italiano". Il volto di un Italia, insomma, piena di contraddizioni.

Ma Zalone mostra anche l'amore intrinseco per l'Italia, la sua cucina, i modi di fare "incivili" dei suoi abitanti.

Quo vado è un film che mi ha ricordato molto il Fantozzi di Paolo Villaggio. Mostrano entrambi, con ironia, una realtà grottesca che in tanti anni non è riuscita a cambiare di una virgola. La differenza è che Fantozzi rimane vittima remissiva del Sistema, mentre Zalone riesce a usarne le armi a proprio vantaggio.

Agrodolce. Risate che non sono solo risate, ma anche spunto per riflessioni importati sulla società italiana. La nostra.

FiR
 

mercoledì 6 gennaio 2016

La speranza è il motore della vita

L'Iperione di Friedrich Holderlin mi ha dato un nuovo spunto per una riflessione tutt'altro che oziosa. Più proseguo nella lettura e più mi sento vicino a questo personaggio così lontano nel tempo e, tuttavia, così vicino.

Iperione afferma che è la natura la sua più grande fonte di gioia e contentezza, mentre la vicinanza degli uomini gli diviene sempre più insopportabile poiché sente di non essere compreso.
Quando tentava di parlare di bellezza dell'anima e di virtù, la gente rideva e scappava davanti a quella scintilla di ragione, come fa un lupo davanti al fuoco. Se Iperione pronunciava una calda parola sull'antica Grecia, essi sbadigliavano e ritenevano si dovesse vivere nel tempo presente e subito si facevano battute da marinai di sottordine. Qualcuno, addirittura si atteggiava da illuminato e sbeffeggiava gli uccelli del cielo, perché, l'unico uccello importante, lo teneva in mano.
Ma se si faceva riferimento alla morte, subito tutti giungevano le mani in preghiera e si finiva per parlare di quanto decaduti fossero i preti.

Alla fine Iperione si arrende all'evidenza e decide di isolarsi piuttosto che continuare a cercare "uva nel deserto e fiori su campi di ghiaccio."
Viveva deliberatamente solo e il "gaio spirito" della sua giovinezza era quasi completamente scomparso dalla sua anima.
Gli venne anche a mancare la consolazione, la speranza, di trovare il suo mondo in una anima e di abbracciare la sua stirpe in un'immagine amica.

"Mio caro, che sarebbe la vita senza speranza? [...] Nulla vivrebbe, se non sperasse. Il mio cuore chiuse in sé, allora, i suoi tesori, ma soltanto per serbarli per un tempo migliore, per quell'essere unico, sacro, fedele che, certamente, in un qualche periodo della sua esistenza, verrà incontro alla mia anima assetata."

Spero che questo breve passo vi dia lo spunto per una riflessione interiore profonda.  Se non lo fa, spero solo sia perché non avete mai provato nulla del genere e quindi non vi rispecchiate nelle sue parole.

FiR

lunedì 4 gennaio 2016

Emozioni inversamente proporzionali

"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nesci, sed fieri sentio et excrucior" *

Catullo, Carme 85


Perché Catullo odia e ama? Non lo sa nemmeno lui, ma succede, e per questo si tormenta.
Non vi è mai capitato di provare amore e odio per una persona? Quante volte questi sentimenti contrastanti ci hanno confusi come il povero poeta antico?
Ieri stavo ragionando su questo dilemma e sono riuscito a darmi una risposta: emozioni inversamente proporzionali.
Mi spiego. Sono arrivato a pensare che l'emozione, il sentimento, sia come un'energia intrinseca che viene liberata gradualmente tramite le azioni; siano essi gesti violenti o dimostrazioni d'amore.
Anche questa energia può essere positiva o negativa a seconda dei casi. Abbiamo capito come la vita non sia Bianco o Nero, ma una illimitata varietà di Grigio. Proviamo contemporaneamente amore e odio per tutto quello che ci circonda. Possiamo dunque dire di amare e odiare in base alla polarità prevalente.
Ma non è sempre semplice stabilire ciò che si prova poiché questa polarità è mutevole, discontinua, imprevedibile. Una forte energia positiva può trasformasi in una negativa, e viceversa, in seguito a un evento che può essere immediato o duraturo nel tempo. Per questo ci capita di odiare e amare allo stesso tempo.
C'è da considerare anche il fatto che, mentre la polarità può invertirsi, la quantità di energia rimane la stessa. Perciò, tanto si ama una persona e tanto la si odia. Con il tempo questa energia può aumentare o diminuire, ma l'emozione rimarrà inversamente proporzionale.

Frank il Rosso

 *"Odio e amo. Per quale motivo io lo faccio, forse ti chiederai.
     Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento."


venerdì 1 gennaio 2016

La caduta è solo un volo non pianificato

Guardi altre intelligenze, 
bellezze uniche e straordinarie
affascinato, rimani nell'estasi del momento
ti guardano con lo sguardo, per te, spento

La realizzazione preannuncia la caduta,
un volo non previsto
verso l'oscuro abisso
vorresti scappare, ma non c'è nessuno che ti aiuta.

Precipiti solo, 
il tuo riflesso negli occhi di chi ti offende
sguardi vuoti di chi crede
di non averti fatto niente.

Sorrisi, abbracci e baci,
sono il sigillo dei traditori
sull'anima privata di singoli e mancati amori.
Nella caduta libera, taci.

Ma stai volando senza paracadute,
devi goderti quell'ultimo momento
prima che la testa si apra sul cemento,
liberando le parole finora taciute.

Ti consoli della consapevolezza,
della fine e della sua certezza.
Cadi beato
nel volo non pianificato.