Sull'adagio Gramsciano, affermo di odiare i polemici gratuiti. La polemica utile è quella atta a evidenziare un problema e a cercarne la soluzione, ad esempio: l'allenatore ha intenzione di effettuare un cambio che sbilancerà la squadra in attacco, il vice polemizza sulla pericolosità di tale tattica e propone una soluzione; insieme valutano e si decide.
E invece la faccio |
La polemica gratuita è quella fine a se stessa come "che palle piove", "tanto bisogna sempre pagare" e così via. In Italia siamo esperti di quest'ultimo tipo di polemica. Non ci va bene niente. Tanto è radicata in noi che addirittura ne abbiamo fatto un detto popolare: la polemica è gratuita (ogni dialetto ha la sua versione).
Peculiarità, e grande differenza, della polemica gratuita è l'assenza di una proposta alternativa, una soluzione all'oggetto della polemica. O meglio, si propongono soluzioni quando non si può essere ascoltati vantando qualità e competenze che solo un ego smisurato hanno certificato. Quante volte abbiamo sentito parlare questi statisti da bar, allenatori di giornali accartocciati, avvocati delle cause ovvie, architetti di castelli di sabbia e così via.
Questo mi porta a ragionare sul perché l'Italia è così mal giudicata dagli italiani. Se si polemizza su tutto, e si crede a ciò che è polemizzato, ecco che ci convinciamo che tutto va male. Ma se avessimo dei paragoni, come la conoscenza dei diversi sistemi politici, economici, sociali degli altri paesi, potremmo rivalutare il nostro Bel Paese.
Sanità pubblica? Gli U.S.A. non ce l'hanno.
Libertà di espressione e di stampa? In Turchia non ce l'hanno.
Regioni colorate? Inghilterra e Germania sono in pieno lockdown.
Conoscenza di se stessi e poi conoscenza del prossimo. Analisi critica e valutazione. Lotta civile per ottenere miglioramenti.
Migliorare, migliorare e ancora migliorare. Che la polemica sia utile al miglioramento e non a se stessa.
"[...] il polemista è polemista di una concezione del mondo, sia pure il mondo di Pulcinella, ma Papini è il polemista 'puro', il boxeur di professione della parola qualsiasi [...]"
Antonio Gramsci
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