giovedì 28 gennaio 2016

Memoria dimenticata

Ieri è stato il giorno della memoria e, come ogni anno, per ventiquattr'ore il mondo si è ricordato di essere umano. 
Ogni anno ci propinano questa giornata "per non dimenticare", quando invece già lo facciamo per il resto dell'anno (basti leggere l'articolo da me pubblicato il 25/01/16).
In fondo una malvagità così pura perpetrata dal nazismo non può succedere nuovamente. Certo che no, poiché la nostra malvagità è molto più sottile. 
Certo, i nazisti li costringevano a lavorare per il popolo tedesco in fabbriche senza sussidio medico o alcun diritto del lavoratore. Non come oggi dove le industrie producono all'estero costringendo i lavoratori a orari disumani per produrre merci, che verranno rivenduti dieci volte tanto il costo di produzione. 
Certo, i nazisti hanno attuato una procedura per uno sterminio sistematico di massa. Non come oggi che li ammazza la fame, la povertà e le guerre causate da secoli di colonizzazione europea e supersfruttamento del territorio.
Certo, i nazisti portano il marchio di Caino poiché hanno perso la guerra. Non come la Russia comunista di Stalin e i suoi campi di "lavoro" in Siberia, o le grandi purghe perpetrate dai vari dittatori dei quali si conoscono solo i nomi, o gli attacchi ai ghetti ebraici da parte dei cristianissimi e cattolicissimi europei, o il triangolo commerciale Europa-Africa-Colonie Americane, o lo sterminio sistematico delle tribù indigene africane, australiane, americane.
Mi sembra chiaro che è tutta un'altra storia. O forse no?

FiR  

lunedì 25 gennaio 2016

Humor nero, nerissimo, praticamente offensivo

Domenica sera. In televisione trasmettono Juventus-Roma. La Juve mira a continuare la sua ascesa verso la vetta, mentre la Roma cerca disperatamente la vittoria del cambiamento.
Mi reco a casa di un amico, romanista come me, per vedere il match. Ha invitato altri due amici per assisterci nell’impresa, accomunati dall’odio per la Juve.
Loro hanno passato la giornata dedicandola completamente al calcio, quindi non mi stupisco che parlino tramite Whatsapp sfottendo gli interlocutori con simpatica goliardia.
Il primo tempo sta per finire e il risultato è ancora di 0-0. Partita noiosa, con pochi colpi di scena. Sto già pensando al calvario che dovrà essere il secondo tempo, quando accade qualcosa che mi colpisce. Il padrone di casa parte con un coro, accompagnato dall’amico seduto accanto, che mi lascia a dir poco senza parole. Lo riporto:

C’era una bambina piccolina ad Amsterdam
Stava in solaio il suo nome è Anna Frank
E tutte le SS che passavano di là
Dicevano portiamola in vacanza a Buchenwald

Sono rimasto a dir poco impietrito e disgustato. La serata è finita lì. La partita ha perso completamente ogni significato. Come si può fare un coro su un argomento così delicato e drammatico.
Ma non potevo tacere. A fine partita, perché fintanto che il pallone fosse circolato in campo non avrei mai ottenuto la loro attenzione, ho chiesto il motivo di un coro così becero e indelicato.
La risposta, se possibile, è stata anche peggiore del coro.
− Per goliardia. È un coro fatto per scherzo.
Alla faccia dello scherzo. Un coro calcistico che, non solo non centra niente con il calcio, ma scherza su eventi drammatici e mostruosi, mi sembra oltremodo un insulto per chiunque abbia una morale.
Personalmente mi sono sentito offeso da quel coro. Poi si va in chiesa, si prega, si spera nel Paradiso. Ma se esiste un Dio, ha già contattato il Diavolo per riservargli un posto all’Inferno.
Un coro del genere dimostra come non ci sia rispetto, come si possa scherzare su tutto. Ci sono argomenti che non possono essere sdrammatizzati poiché questo è il primo passo per dimenticare e ripetere l’errore.

Una persona che non discerne su cosa sia giusto scherzare e su cosa non lo sia, non ha il mio rispetto. Dimostra una totale mancanza di morale e giudizio critico. Non ho parole.

FiR


venerdì 22 gennaio 2016

Una società nuova

Viviamo in una società dove è normale avere quattordici anni e ubriacarsi con i superalcolici, dove se segui le regole sei un coglione, dove se aggiri le regole sei un grande e hai capito tutto della vita, dove è più importante comprarsi un Iphone piuttosto che abbracciare i genitori, dove, al tavolo, ci si intrattiene con il telefono piuttosto che parlare con gli altri, dove è più importante avere molti soldi piuttosto che molta cultura, dove se non sei alla moda non sei nessuno, dove essere alternativi è diventato conformismo, dove si accettano look orribili piuttosto che dirgli che fanno schifo alla merda, dove è più importante avere delle spinte piuttosto che avere il merito, dove ci si arrabbia per qualsiasi cosa perdendo di vita i problemi più importanti, dove si abbaia come i cani ma alla fine non si morde, dove è normale fare un lavoro che si detesti per poter tirare a campare, dove è normale soffrire cento giorni per viverne uno degno di essere vissuto, dove se non sei depilato sei insicuro, dove l'integrazione non avviene nemmeno tra coetanei di una stessa etnia, dove se non sai nulla di sport non hai di che parlare, dove ti invitano a realizzare i tuoi sogni ma alla "fine che lavoro concreto fai", dove il lavoro è una benedizione e chi cell'ha è un bastardo raccomandato, dove si odia la polizia e poi ci si lamenta della criminalità, dove gli spalti degli stadi assomigliano a dei campi di battaglia, dove aiutare i bisognosi è un atto di carità e non un dovere umano, dove con un ora da santi si eliminano giorni da diavoli, dove "tu hai ragione ma io non ho torto", dove i tuoi sogni equivalgono a una chimera, dove si è contenti di partire e felici di tornare, dove la mamma è sempre la mamma - anche troppo -, dove la pasta non si tocca, la pizza non si tocca, il pallone non si tocca e il resto prendiamolo in culo, dove lavoriamo come bestie per lo stipendio che poi il padrone ci ruba lasciandoci le briciole e pretendendo un grazie sottomesso, dove siamo dei Fantozzi ma ci sentiamo Superman, dove si vuole cambiare ma si prendono sempre tagliatelle al ragù, carne e patate arrosto, dove è più semplice parlare piuttosto che agire.
Una società vittimista, fatalista e nostalgica. Una società che si stava meglio quando si stava peggio.

FiR

mercoledì 20 gennaio 2016

Rubare vs Trovare

Qual'è la differenza tra rubare e trovare? La risposta potrebbe sembrare ovvia, ma non lo è.
Rubare è l'atto di privare volontariamente di un oggetto (o altro) una persona.
Trovare è una pura coincidenza che vi pone un oggetto senza più proprietario sulla vostra strada. Ma in fondo, quell'oggetto deve essere appartenuto a qualcuno, altrimenti non sarebbe lì. Quando si sceglie di raccogliere, lo si fa volontariamente. Non mi è mai capitato che 50 centesimi mi finissero in tasca per sbaglio.  Quindi effettivamente ho rubato del denaro a una persona.
Ma la colpa non è forse della persona distratta che li ha persi? Apparentemente sì. Ma non è anche giusto cercare di restituire al legittimo proprietario quello che si è trovato?
Il fatto è che, tendiamo a pensare, se troviamo degli oggetti "superflui", come può essere un accendino, una moneta o altro ancora, abbiamo il diritto di prenderli senza avere nessuna remora.
Mentre invece se troviamo qualcosa di "importante", come può essere un mazzo di chiavi, una sciarpa o altro, ci sentiamo in dovere di trovarne il proprietario, o almeno di denunciarne il ritrovamento.
Perché questa differenza? Chi siamo noi per stabilire cosa è importante o superfluo per un'altra persona?
L'atteggiamento cambia anche in base al posto, sia esso dove siamo conosciuti o uno dove rappresentiamo soltanto un numero della massa. L'anonimato porta più facilmente al furto perché ci si sente più protetti dal numero della massa.

Se trovate qualcosa è perché qualcuno l'ha persa, quindi è giusto che tentiate di restituirgliela.

FiR

giovedì 14 gennaio 2016

Fermate i vostri ricordi

Una fotografia è tutto quello che ci resta.
Fin dai tempi antichi ci siamo affidati ai ritratti e alle incisioni per portare con noi le persone amate. Percorrendo i secoli, questi frammenti di umanità sono giunti fino a noi per testimoniare la loro eternità.
La fotografia ha facilitato e aumentato la produzione dei ritratti. Ora tutti vogliono fissare la propria immagine nel tempo. 
Ma la tradizione sta svanendo grazie alla digitalizzazione. L'immagine, invece di essere stampata, rimane bloccata nel regno digitale. Incorporea. Eterea. Inesistente. 
Se il dispositivo che raccoglie questa enormità di immagini dovesse rompersi, si perderebbero anni e anni di fotografie, di ricordi, di emozioni.
Ogni immagine cattura l'emozione del momento, un'emozione destinata a rimanere eterna.
Perciò il mio consiglio è di fotografare, e quindi stampare, i vostri momenti migliori, che siano cene, riunioni di amici, natali, finali di stagione, la sala di un cinema, qualsiasi cosa.
Non potete contare per sempre sulla vostra memoria, quindi stampatene dei pezzetti, quelli più belli, e conservateli con cura. Un giorno vi renderanno felici.

FiR

lunedì 11 gennaio 2016

Leggere, che esperienza straordinaria

Leggere è importante quanto respirare o mangiare. La nostra società ci spinge soprattutto ad allenare il fisico per poter raggiungere la perfezione delle statue greche. Ma anche la mente ha bisogno di essere allenata, e lo si può fare solo tramite alla lettura. 
I libri, oltre a farci vivere delle avventure straordinarie, ci permettono di maturare delle esperienze che altrimenti non avremmo. 
Prendete ad esempio un film poliziesco uscito recentemente e confrontatelo con uno, dello stesso genere, di venti anni fa. Noterete che la struttura sarà incredibilmente simile e al contempo diversa. Perché? Alla fine l'assassino viene smascherato e catturato dall'eroe. Cosa cambia? 
Cambia il modo in cui viene narrato il tutto. Il film di venti anni fa vi sembrerà scontato e prevedibile perché ci sono alcuni elementi che ormai fanno parte delle vostre esperienze, quindi vi aspettate che succeda un determinato evento piuttosto che un altro. Mentre il film moderno, ancora da scoprire, vi lascerà senza parole per i suoi colpi di scena.
Ovviamente questo esempio è estremamente riduttivo, tuttavia credo che renda l'idea di quello che intendo dire. 
Ogni libro accresce il lettore di un certo bagaglio di esperienza. Per questo i generi letterari, e non, sono in continua evoluzione stilistica. Il lettore diventa sempre più forte a ogni libro che consuma. 
Come i tossicodipendenti, egli avrà bisogno sempre di una dose maggiore per continuare a "sballarsi".
Purtroppo stanno avendo un grandissimo successo questi romanzetti scritti per gli pseudolettori, coloro che leggono solo ciò che è di moda. 
I saggi sono sempre più rari da trovare nelle librerie degli italiani. Vengono scansati come se potessero trasmettere una malattia rara e incurabile. 
Non disdegno la lettura di un buon romanzo per rilassarmi, ma il saggio dovrebbe essere la colonna portante di ogni lettore, di qualsiasi genere. 
Per non parlare dei classici che sopravvivono grazie ai fedelissimi del settore. 
Vi invito ad analizzare criticamente la vostra libreria - se non ne avete una, fatevela!- e di contare quanti saggi e classici avete. Scommetto che sono in netta minoranza rispetto ai romanzi.
Fatto ciò, analizzate quanti e quali romanzi avete "scelto di leggere" - intendo tutti quei romanzi che avete scelto dallo scaffale della libreria e del quale non avevate mai, o quasi mai, sentito parlare.
Tutto ciò dovrebbe darvi un'idea di che tipo di lettore siete.

Molti leggono determinati libri perché ne hanno sentito molto parlare o magari perché la serie tv, o il film, ha avuto un successo strepitoso.
Il lettore forte va in libreria, guarda tra gli scaffali e sceglie un libro che, come una sirena, lo ha richiamato a sé. 
Leggere apre la mente, ci arricchisce di esperienze e ci rende più forti.


Leggere, leggere e ancora leggere!

FiR

venerdì 8 gennaio 2016

Uno Zalone spettacolare

Graffiante. Grottesco. Irriverente. Quo vado è questo e molto di più. Il film di Zalone sfonda i botteghini, e  ragion veduta data la qualità del suo lavoro. Un film, a mio parere, da non perdere.

Quo vado, un film che ha fatto, e fa ancora, molto parlare di sé. Le recensioni si sono sprecate da entrambe le parti, siano esse positive o negative. Quindi, come mio solito, ieri sera sono andato a vedere il film sbattendomi dei giudizi dei benpensanti e non.  Il risultato è stato eccezionale.

Quo vado spinge sull'acceleratore del grottesco, e ci riesce benissimo. Mostra il lato di un Italia chiusa in se stessa, che guarda al proprio orticello con gelosia e ossessione.
Il "sacro posto fisso" è il motore che muove la storia di Zalone, il quale, pur di non perdere i privilegi a esso connessi, è disposto a fare di tutto.
Il film rappresenta la sicurezza e l'inviolabilità del posto fisso, l'amore morboso della mamma italiana per il figlio, la falsità di una classe politica venditrice di fumo, di come si possono fare le cose seguendo la legge o il "metodo italiano". Il volto di un Italia, insomma, piena di contraddizioni.

Ma Zalone mostra anche l'amore intrinseco per l'Italia, la sua cucina, i modi di fare "incivili" dei suoi abitanti.

Quo vado è un film che mi ha ricordato molto il Fantozzi di Paolo Villaggio. Mostrano entrambi, con ironia, una realtà grottesca che in tanti anni non è riuscita a cambiare di una virgola. La differenza è che Fantozzi rimane vittima remissiva del Sistema, mentre Zalone riesce a usarne le armi a proprio vantaggio.

Agrodolce. Risate che non sono solo risate, ma anche spunto per riflessioni importati sulla società italiana. La nostra.

FiR
 

mercoledì 6 gennaio 2016

La speranza è il motore della vita

L'Iperione di Friedrich Holderlin mi ha dato un nuovo spunto per una riflessione tutt'altro che oziosa. Più proseguo nella lettura e più mi sento vicino a questo personaggio così lontano nel tempo e, tuttavia, così vicino.

Iperione afferma che è la natura la sua più grande fonte di gioia e contentezza, mentre la vicinanza degli uomini gli diviene sempre più insopportabile poiché sente di non essere compreso.
Quando tentava di parlare di bellezza dell'anima e di virtù, la gente rideva e scappava davanti a quella scintilla di ragione, come fa un lupo davanti al fuoco. Se Iperione pronunciava una calda parola sull'antica Grecia, essi sbadigliavano e ritenevano si dovesse vivere nel tempo presente e subito si facevano battute da marinai di sottordine. Qualcuno, addirittura si atteggiava da illuminato e sbeffeggiava gli uccelli del cielo, perché, l'unico uccello importante, lo teneva in mano.
Ma se si faceva riferimento alla morte, subito tutti giungevano le mani in preghiera e si finiva per parlare di quanto decaduti fossero i preti.

Alla fine Iperione si arrende all'evidenza e decide di isolarsi piuttosto che continuare a cercare "uva nel deserto e fiori su campi di ghiaccio."
Viveva deliberatamente solo e il "gaio spirito" della sua giovinezza era quasi completamente scomparso dalla sua anima.
Gli venne anche a mancare la consolazione, la speranza, di trovare il suo mondo in una anima e di abbracciare la sua stirpe in un'immagine amica.

"Mio caro, che sarebbe la vita senza speranza? [...] Nulla vivrebbe, se non sperasse. Il mio cuore chiuse in sé, allora, i suoi tesori, ma soltanto per serbarli per un tempo migliore, per quell'essere unico, sacro, fedele che, certamente, in un qualche periodo della sua esistenza, verrà incontro alla mia anima assetata."

Spero che questo breve passo vi dia lo spunto per una riflessione interiore profonda.  Se non lo fa, spero solo sia perché non avete mai provato nulla del genere e quindi non vi rispecchiate nelle sue parole.

FiR

lunedì 4 gennaio 2016

Emozioni inversamente proporzionali

"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nesci, sed fieri sentio et excrucior" *

Catullo, Carme 85


Perché Catullo odia e ama? Non lo sa nemmeno lui, ma succede, e per questo si tormenta.
Non vi è mai capitato di provare amore e odio per una persona? Quante volte questi sentimenti contrastanti ci hanno confusi come il povero poeta antico?
Ieri stavo ragionando su questo dilemma e sono riuscito a darmi una risposta: emozioni inversamente proporzionali.
Mi spiego. Sono arrivato a pensare che l'emozione, il sentimento, sia come un'energia intrinseca che viene liberata gradualmente tramite le azioni; siano essi gesti violenti o dimostrazioni d'amore.
Anche questa energia può essere positiva o negativa a seconda dei casi. Abbiamo capito come la vita non sia Bianco o Nero, ma una illimitata varietà di Grigio. Proviamo contemporaneamente amore e odio per tutto quello che ci circonda. Possiamo dunque dire di amare e odiare in base alla polarità prevalente.
Ma non è sempre semplice stabilire ciò che si prova poiché questa polarità è mutevole, discontinua, imprevedibile. Una forte energia positiva può trasformasi in una negativa, e viceversa, in seguito a un evento che può essere immediato o duraturo nel tempo. Per questo ci capita di odiare e amare allo stesso tempo.
C'è da considerare anche il fatto che, mentre la polarità può invertirsi, la quantità di energia rimane la stessa. Perciò, tanto si ama una persona e tanto la si odia. Con il tempo questa energia può aumentare o diminuire, ma l'emozione rimarrà inversamente proporzionale.

Frank il Rosso

 *"Odio e amo. Per quale motivo io lo faccio, forse ti chiederai.
     Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento."


venerdì 1 gennaio 2016

La caduta è solo un volo non pianificato

Guardi altre intelligenze, 
bellezze uniche e straordinarie
affascinato, rimani nell'estasi del momento
ti guardano con lo sguardo, per te, spento

La realizzazione preannuncia la caduta,
un volo non previsto
verso l'oscuro abisso
vorresti scappare, ma non c'è nessuno che ti aiuta.

Precipiti solo, 
il tuo riflesso negli occhi di chi ti offende
sguardi vuoti di chi crede
di non averti fatto niente.

Sorrisi, abbracci e baci,
sono il sigillo dei traditori
sull'anima privata di singoli e mancati amori.
Nella caduta libera, taci.

Ma stai volando senza paracadute,
devi goderti quell'ultimo momento
prima che la testa si apra sul cemento,
liberando le parole finora taciute.

Ti consoli della consapevolezza,
della fine e della sua certezza.
Cadi beato
nel volo non pianificato.