giovedì 17 dicembre 2015

Ho visto l'Inferno, lo rappresento per non impazzire

Zdzisław Beksiński nasce nel 1929 a Sanok, piccolo centro nel sud-est della Polonia. Studiò economia e riuscì a diplomarsi in un liceo clandestino durante l'occupazione nazista. Seguendo i voleri del padre, nel 1947 si iscrive alla facoltà di architettura di Cracovia dove si laurea nel 1951. Nello stesso anno sposa Zofia Stankiewicz e insieme avranno il loro unico figlio Tomasz. 
Nel 1998 muore sua moglie e un anno dopo, il giorno della vigilia di Natale, il figlio si suicida. 
Beksiński viene assassinato il 22 febbraio del 2005 dal figlio del suo maggiordomo che gli infligge diciannove coltellate.


Beksiński si dedica inizialmente alla fotografia, i cui soggetti riprenderà per le sue tele, e la scultura. Nel corso degli anni sessanta abbandona entrambe le arti per dedicarsi completamente alla pittura a olio su masonite, un tipo di tavola fatta con fibre di legno cotte a vapore e pressate.


Secondo la leggenda, Beksiński trae ispirazione per i suoi quadri dalla visione dell'Inferno che ha avuto dopo un terribile incidente nel 1970. L'artista stava attraversando con la sua auto un passaggio a livello non custodito nel cuore della campagna polacca, quando un treno lo ha investito. Rimase per tre settimane in coma e riuscì a ristabilirsi dopo mesi di convalescenza, aiutato e sostenuto dall'affetto della famiglia. Ma Beksiński, nonostante fosse tornato la persona affabile di sempre, cambiò profondamente. Egli afferma di aver visto l'Inferno e che ora deve rappresentarlo per non impazzire. 


Le opere di Beksiński hanno un enorme successo soprattutto negli Stati Uniti e nel Giappone, dove acquista il primato di unico artista polacco contemporaneo inserito nelle collezioni dell'Osaka Art Museum, oltre che in quelle polacche e svedesi.







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