A quanti è capitato di parlare con un ritardatario e sentirgli dire: "quanto mi da fastidio chi fa tardi". Ancora, quante volte una persona viscida e doppiogiochista vi ha detto: "quanto non sopporto le persone false". Di nuovo, quante volte una persona libertina vi ha raccomandato: "quel tipo/quella tipa va con chiunque, come si può essere così superficiali?".
Nella grande maggioranza dei casi non analizziamo a fondo noi stessi, tranne quando siamo particolarmente tristi o è un periodo no. Se lo facessimo dovremmo andare a sbattere contro delle parti di noi, personalità, che detestiamo. Ora, tali personaggi non si possono uccidere per cui è necessario accettarli e ascoltare ciò che hanno da dire. Ma se queste parti non le vogliamo, le odiamo perché rappresentano le debolezze e insicurezze, come si fa ad ascoltare? Ci vuole una grande forza d'animo, ma più spesso non si ascoltano. Si seppelliscono e si nascondono come la polvere sotto il tappeto. Però ci sono, non vanno da nessuna parte. Ed ecco che fuoriescono quando quei difetti li cogliamo nell'altro. Allora sì che possiamo criticarli e sputare tutto l'odio che abbiamo dentro; odio che altrimenti dovremmo riversare su di noi e metabolizzarlo, sarebbe come mangiare il proprio vomito.
Allora ce la prendiamo con i difetti altrui senza renderci conto che essi stessi sono presenti in noi e che, a volte, ci caratterizzano. Per cui una persona che odia gli indecisi sarà un indeciso, chi detesta i falsi sarà il primo a parlare dietro le spalle, chi odia precisini sarà egli stesso il primo a puntualizzare, e così via.
Cerchiamo di pensare di più a come migliorare piuttosto che vomitare sentenze sul prossimo.
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