lunedì 29 marzo 2021

La responsabilità del divulgatore

 Mi sono già soffermato sull'importanza della corretta ricezione del messaggio veicolato dal mittente per una giusta decriptazione dello stesso. Mi voglio soffermare sull'importanza, e la responsabilità, che ha il mittente quando afferma un messaggio, soffermandomi sulla qualità dello stesso.

Perché parlo di qualità? Basta guardarsi attorno per assistere a una vera e propria pioggia di opinioni e conoscenze, più o meno valide, generate dai social media e non solo. I canali youtube, pagine dedicate, blog e forum, social network in generale sono dei produttori di massa di informazioni che non vengono sottoposte a un controllo qualità. Le notizie spesso non sono confermate o verificate. Tutto si basa sulla fiducia e la professionalità del divulgatore. 

Ci sono degli ottimi divulgatori nella rete, ma ce ne sono tantissimi non altrettanto bravi. Le fake news sono un ottimo esempio di divulgazione sbagliata. Ma ognuno è libero di credere in ciò che vuole, ma il divulgatore ha delle responsabilità enormi per ciò che dice. Egli sa bene che le sue ricerche sono parziali e incomplete, o addirittura distorte e faziose. Quindi sono facilmente smontabili, innescando così una guerra sull'argomento dove si dice tutto il contrario di tutto.  Se ci immedesimiamo nello spettatore medio, ecco che può insorgere la misologia. 

Chi decide di divulgare ha una responsabilità enorme, cioè quella dell'affezione o meno del ricevente alla conoscenza. Invece di stimolare la curiosità rischia di ottenere l'effetto contrario. Chi fa buona divulgazione sa il lavoro di ricerca che c'è dietro, e non stiamo parlando di un solo libro, rivista o documentario sull'argomento. 

La divulgazione è fondamentale e ben venga che la rete e i social ne siano veicolo. Ma una prudenza è d'obbligo come in ogni campo: spendete qualche minuto per capire CHI sta divulgando. Allora la stessa sapienza non vi sembrerà più un dedalo di informazioni pronte a condurvi al mostro dell'Ignoranza. Siate saggi

sabato 13 marzo 2021

Misologia


miologìa s. f. [dal gr. μισολογία, comp. di μισο- «miso-» e λόγος «discorso, ragionamento»]. – Termine con cui Platone nel Fedone indica la sfiducia o addirittura l’avversione per i ragionamenti che si ingenera in chi, non conoscendo l’arte del ragionare, ha creduto veri ragionamenti in seguito rivelatisi falsi. Il termine è stato poi ripreso da Kant per riferirsi alla sfiducia nella ragione propria di chi da questa avesse atteso indicazioni sul modo di conseguire la felicità e il godimento della vita; analogam., in Hegel, il termine assume il significato di rifiuto del pensiero dialettico proprio di coloro che si limitano al pensiero immediato.

o ancora

misologia Traslitt. dal gr. μισολογία, comp. di μισο- «miso-» (prefisso che indica l’odio) e λόγος «discorso, ragionamento». Termine con il quale Platone nel Fedone (89 d) indica la sfiducia e l’avversione verso i ragionamenti; e analogamente definisce misologo (gr. μισόλογος) colui che avversa i ragionamenti, le questioni scientifiche e le discussioni (Repubblica, 411 d).


Nell'uso comune, il misologo è colui che non a più fiducia negli argomenti, o ragionamenti, perché ha avuto esperienze in cui si dimostrava la correttezza e la scorrettezza di un di una data tesi. Esempio: dimostro con un ragionamento che il fallo è chiaramente a favore della squadra A, tuttavia dimostro altrettanto validamente che il fallo è a favore della squadra B. Lo spettatore, non capendo e non avendo i mezzi per capire, finisce per non avere più fiducia in me, e in generale nella mia categoria se sono, ad esempio, arbitro. La sfiducia potrebbe colpire moltissimi ambiti, tanti quanta è l'ignoranza personale del soggetto; meno strumenti hai per capire la validità di un discorso/ragionamento, più sarai potenziale vittima dello stesso. 



sabato 6 marzo 2021

I peggiori al potere

 


"Prova a prendermi" è un film del 2002 diretto da Steven Spielberg e con Leonardo DiCaprio, nel ruolo di Frank Abagnale Jr., e Tom Hanks, nel ruolo di Carl Hanratty. La storia parla del truffatore realmente esistito (Abagnale Jr) che viene inseguito dal detective Hanratty. Alla fine, data la grande capacità da falsario, Frank viene 'assunto' dall'FBI per scoprire altri falsari.  Tutto è bene quel che finisce bene... non proprio. Infatti Frank viene assunto dall'FBI dopo una lunga carriera da falsario, durante la quale affina le sue abilità per trovare nuovi modi d'ingannare l'onesto lavoratore di turno. Nell storia, il lavoratore buggerato, saremmo noi. 

Ora immaginate che un soggetto del genere sia italiano e che venga, dopo anni, resa pubblica la sua storia (seppur romanzata) e viene fatto passare da eroe. Penso che farebbe girare gli ingranaggi alle persone truffate. E a ragione aggiungerei. Ma non è questo il punto a cui voglio arrivare.

La conoscenza di Frank della falsificazione, tanta da mettere in difficoltà l'FBI per lungo tempo, gli ha garantito un posto nell'agenzia stessa; lì analizza documenti per trovare eventuali falsificazioni per conto del governo. Cosa ci dice questo passaggio? Che il suo essere il migliore nel suo campo lo ha portato lontano, prima da un lato e poi dall'altro della barricata. 

Seguendo tale logica la competenza risulta il requisito primario per svolgere al meglio un lavoro. Per cui avremo un dottore che esercita la medicina, un prete che cura l'anima, un pescatore che sfida il mare per pescare, un avvocato che difende o accusa in tribunale, un giudice che giudica, un muratore che costruisce, un allevatore che alleva, un governatore che governa. 

Ma sappiamo che ci sono due modi di agire: come le cose devono essere fatte e come le cose si fanno realmente. In linea teorica, gli esempi sopracitati, sanno come il loro mestiere vada fatto, quali regole devono rispettare, ma la domanda è: quanti preferiscono il secondo metodo? Quanti aggirano le regole? Quanti le interpretano arbitrariamente? Perciò, a bosco ben definito di regole e commissioni di garanza esiste un sottobosco di accordi, scappatoie, furberie, interpretazioni, usanze. 

Allora, premesso che i regolamenti i migliori possibili, come si può estirpare l'erbaccia dal sottobosco? Se segui le regole, non sai quali sono le tecniche e i sotterfugi usati. Anzi, ne saresti vittima. Allora perché non elevare il 'peggiore', ovvero il migliore dal loro punto di vista, per usarlo contro i suoi ex compagni di malaffare? Un'idea apparentemente buona e che è esemplificata dal film che apre questo articolo. 

Personalmente credo che questi 'peggiori' stiano già ricoprendo cariche istituzionali e non molto importanti. Il problema è che non c'è l'FBI che li controlla, anzi, sono loro che controllano i rispettivi campi. Faccio un esempio: per capire la Mafia serve un pentito. A quel punto il governo, usando il pentito, può smantellare la Mafia. Ma se la Mafia fa parte del governo, bè… a voi le conclusioni.

Occorre una sovrastruttura di migliori, coloro che sono riusciti a guardare nell'abisso e a non finirci dentro. Però costoro porteranno l'abisso dentro di sè, e dovranno combatterci per il bene di tutti. Questi sono i migliori, persone che pur vedendo la convenienza e il vantaggio del male operano comunque per il bene. Non sono uomini difficili da trovare, semplicemente il sistema li attacca e li espelle come se fossero una malattia mortale. 

Cerchiamo di essere noi gli uomini di questa storia. Agiamo per il bene di tutti e non solo per se stessi. Si parla sempre delle generazioni future, del mondo che gli lasceremo. Concordo con i buoni propositi, ma noi eravamo il futuro per quelli del passato. Dov'è il nostro mondo migliore? Dobbiamo lottare insieme per ottenerlo. 

Brave persone di tutto il mondo, unitevi!