Forse è una condizione fisica? Cioè essere fisicamente soli, essere in assenza di persone. Ma chi, al giorno d'oggi, è fisicamente solo? Siamo immersi in una traboccante umanità indifferente.
Forse si tratta di una condizione mentale. Un uomo è solo quando non è in sintonia con nessuno, non è partecipe delle vite altrui. Questo spiegherebbe la sensazione di solitudine pur stando immersi tra le persone.
Questa mancanza di connessione crea un malessere assai comprensibile. Immaginiamo di essere una persona la cui esistenza non è di interesse alcuno per il prossimo (non si è contattati, non si è invitati a eventi, non ci si sente speciale per nessuno, eccetera) se non per lo stretto indispensabile (riunioni lavorative, rapporti con clienti o conoscenti, eccetera). Immagino che se si tenta di entrare in un'esistenza simile si prova subito un certo turbamento. Ebbene, è proprio ciò di cui stiamo parlando.
Ma forse la solitudine può essere dovuta dalla società e i suoi dogmi. In questo scenario il prossimo ti nota ma non ti accetta e diventi un suo bersaglio (vedi le minoranze, il movimento LGBT, eccetera).
Dobbiamo reimparare ad amare, perché siamo troppo individualisti. L'amore non è solo il sentimento che lega due persone che poi si espleta nell'atto sessuale. L'amore è un sentimento assai più profondo che lega due o più individui in un rapporto di reciproco aiuto, sostegno e conforto.
Abbiamo smesso di amare il prossimo perché dobbiamo pensare alla nostra vita, ai nostri affari, alle nostre cose. Abbiamo dimenticato che il valore di una comunità si giudica dalla forza del suo anello più debole.
"Amor vincit omnia"
Geoffrey Chaucer