giovedì 9 febbraio 2023

Giulio Cesare Vanini


 

Giulio Cesare Vanini. - Filosofo (Taurisano, Lecce, 1585 - Tolosa 1619). 

 


Entrato nell'ordine dei carmelitani a Napoli (1603), girovagò, col confratello Giovanni Maria Ginocchio, per i paesi riformati e quindi, insieme con lui, si convertì all'anglicanesimo (1612).

 Sospetto agli anglicani per il suo spirito ribelle e "libertino", tornò al cattolicesimo e ottenne l'autorizzazione a pubblicare l'"Amphitheatrum Aeternae Providentiae divino-magicumchristiano-physicumnecnon astrologo-catholicumadversus veteres philosophosatheos epicureosperipateticos et stoicos" (1615) e l'anno dopo i dialoghi "De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis"

Quest'ultima opera, edita da stampatore non cattolico, attirò forti sospetti su Vanini, in un'epoca in cui era ormai aperta, in Francia, la lotta ai "libertini". Vanini si spostò, sotto falso nome, da Parigi a Tolosa, dove fu arrestato a seguito di una denuncia anonima e, dopo un processo durato oltre sei mesi, condannato, come bestemmiatore e ateo, al taglio della lingua e al rogo. Esaltato come libero pensatore, detestato come ateo, annoverato fra gli scettici e fra i "libertini", Vanini, utilizzando ampiamente il pensiero di P. Pomponazzi, N. Machiavelli, G. Cardano e G.C. Scaligero, sviluppò un razionalismo radicale di stampo materialistico e meccanicistico in cui non c'è spazio per il soprannaturale della tradizione cristiana e dove le religioni sono ricondotte a origini politiche come creazioni delle classi dominanti.

«Quanto a Dio non credo affatto che esista; quanto al Re non l’ho mai offeso; e quanto alla giustizia, che i diavoli, se ce ne sono, la mandino in rovina.» 

 

Fonti: Enciclopedia Treccani

domenica 5 febbraio 2023

I ventisei martiri del Giappone


 
 

Il 15 agosto 1549 i gesuiti san Francesco Saverio, Cosme de Torres e Giovanni Fernandez arrivarono a Kagoshima dalla Spagna, con l'intento di evangelizzare il Giappone.

Il 29 settembre successivo, Francesco Saverio incontrò Shimazu Takahisa, il daimo di Kagoshima, per chiedergli se poteva creare la prima missione cattolica in Giappone entro i suoi domini, Takahisa acconsentì, garantendogli anche di proteggere i missionari gesuiti (poi, in seguito alle pressioni dei monaci buddisti locali, non gli diede più protezione ma non fece chiudere la missione).

Alla fine del XVI secolo la missione, che riuscirà a convertire circa 300.000 cristiani, trascorse un periodo difficile a causa dei difficili rapporti tra Spagna e Portogallo e il governo giapponese. Qualche decennio dopo il cristianesimo venne soppresso dalle autorità locali e dal 1630 i cattolici vissero in segreto e non poterono più professare la loro fede in pubblico.

Lo shogunato ed il governo imperiale inizialmente sostennero i missionari cattolici, pensando in questo modo di poter ridurre il potere dei monaci buddisti e, al contempo, di migliorare il commercio con la Spagna ed il Portogallo. Tuttavia, lo shogunato rimase molto prudente nei loro confronti: nelle vicine Filippine, gli spagnoli avevano infatti preso il potere dopo la conversione della popolazione. All'accondiscendenza iniziale seguirono pertanto minacce ed infine persecuzioni: il cristianesimo venne vietato e quei giapponesi convertiti che rifiutavano di abiurare la fede cattolica vennero uccisi.

Il 5 febbraio 1597, a Nagasaki,
ventisei cattolici di cui sei missionari francescani europei, tre gesuiti giapponesi e diciassette terziari francescani giapponesi, compresi tre giovani ragazzi, vennero uccisi tramite crocifissione: una volta saliti sulla croce, veniva loro inferto il colpo finale con delle lance.

La persecuzione continuò sporadicamente, facendosi più intensa tra il 1613 e il 1630. Il 10 settembre 1632 altri 55 cattolici furono martirizzati a Nagasaki, in quello che passò alla storia con il nome di "gran martirio di Genna".

I martiri del Giappone sono stati canonizzati l'8 giugno 1862 da papa Pio IX e nel martirologio romano sono elencati con il nome di "San Paolo Miki e compagni" e commemorati il 6 febbraio (non fu scelto il 5 febbraio, data della loro morte, per evitare la sovrapposizione con la memoria di sant'Agata). 

 

 

Monumento dedicato ai ventisei martiri nel centenario della loro canonizzazione sulla collina di Nishizaka a Nagasaki, in Giappone,